In occasione del mese di settembre, Mese Mondiale dell’Alzheimer, abbiamo parlato del decadimento cognitivo con il dott. Gianluigi Perati, geriatra al nostro Poliambulatorio e già Direttore Sanitario di Fondazione Vismara.

Il mese di settembre è dedicato all’Alzheimer. Nell’ultimo anno ci sono novità in termini di ricerca scientifica sull’argomento? Quali?

Da anni ci sono ricerche scientifiche attive per trovare l’origine dell’Alzheimer. Ad oggi, non si può dire ci sia un farmaco per arrestare la patologia, ma siamo in fase di sperimentazione. Ci sono, quindi, buone prospettive che lasciano aperta una legittima speranza, ma rimaniamo alla ricerca di uno spiraglio più concreto.

Qual è l’importanza di mantenere una dieta sana ed equilibrata per prevenire la demenza?

Una dieta sana ed equilibrata è alla base della buona salute in generale. Ad oggi, molte ricerche fanno pensare ci sia un collegamento diretto tra le malattie cardiovascolari e il decadimento cognitivo. Le cause “direttamente provocanti” non si conoscono, ci sono una serie di concause da prendere in considerazione. In generale, però, ciò che succede nel nostro organismo è intimamente collegato a ciò che mangiamo e respiriamo.

Parliamo invece di terapia. Le forme artistiche, come la pittura o la musica, possono aiutare?

Da oltre 30 anni, nel nucleo dedicato all’Alzheimer della struttura che dirigo, usiamo le arti. Da un lato l’arte è usata come terapia per stimolare il quadro cognitivo e ridurre la velocità di peggioramento delle performance cognitive, dall’altro come strumento per ridurre le difficoltà di gestione dei disturbi comportamentali. Tra le attività: l’ortoterapia, la Doll Therapy, la Validation Therapy. Ciò che cura, al di là del farmaco, è la relazione.

Ci può fare degli esempi del contatto con la natura?

Secondo la mia esperienza, le sedute di Pet Therapy con i Bovari del Bernese addestrati portano a ottimi risultati per i pazienti. Inoltre, è importante portare gli anziani a contatto con gli animali da cortile delle aie degli agriturismi e favorire l’ingresso di propri animali che la persona aveva con sé in casa e in famiglia nelle strutture residenziali. In generale, se una persona ha sempre amato gli animali, riportarla a contatto con questi è favorevole al recupero cognitivo.

In conclusione, a che punto siamo nella cura e nella guarigione dalla demenza?

L’80% delle persone ricoverate in RSA soffrono di un decadimento cognitivo e arrivano nelle case di cura perché non riescono ad essere gestiste a domicilio o non hanno più familiari. Le nostre realtà diventano così l’unico luogo dove possano continuare a vivere con una serenità di vita degna dell’essere umano. Chiediamo ci siano sempre più servizi per parenti e amici per poter gestire a domicilio il proprio caro oltre che riconoscimenti reali nei confronti delle strutture residenziali assistenziali che lavorano bene. Dall’altro lato, chiediamo e speriamo di arrivare a terapie farmacologiche utili all’arresto o guarigione della malattia.

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