Affrontiamo il tema delle patologie cardiache con il Medico dott. Carlo Emanuelli, cardiologo del nostro Poliambulatorio, per capire quali sono le più frequenti e come prevenirle.
Al nostro Poliambulatorio, lei si occupa della specialità di cardiologia. Quali sono le patologie cardiache più diffuse?
Le malattie cardiache sono molto comuni e possono portare a gravi conseguenze se non riconosciute precocemente. Infatti, nei paesi occidentali, costituiscono la principale causa di morte. La patologia più diffusa negli adulti è senz’altro l’ipertensione, seguita dalla cardiopatia ischemica, le aritmie, lo scompenso cardiaco.
E quali sono le azioni necessarie per prevenirle?
La prevenzione si attua tenendo sotto controllo i fattori di rischio cardiovascolare, cioè un insieme di condizioni che aumentano notevolmente la possibilità di ammalarsi. Alcuni di questi fattori non sono modificabili e si tratta dell‘invecchiamento (con l’avanzare dell’età, il rischio di ammalarsi aumenta) e della familiarità (se un familiare è stato colpito da una malattia in età relativamente giovane, cioè sotto i 55 anni per gli uomini e 60 anni per le donne, il rischio aumenta).
Ci sono, invece, fattori di rischio sui quali possiamo intervenire: l’ipertensione arteriosa, l’ipercolesterolemia, il fumo, l’obesità, la sedentarietà e il diabete mellito.
Una modalità di prevenzione è sicuramente la visita cardiologica. Quando è necessaria e a che età?
Il medico di base è senz’altro il primo referente per la salute di un individuo. Quindi, a 35-40 anni, è bene recarsi dal proprio medico per una prima valutazione, specialmente se si ha una familiarità positiva. Il medico di base deciderà se proporre al paziente una visita dal cardiologo per approfondire.
Inoltre, parlando di attualità, l’infezione da COVID ha portato complicanze cardiovascolari anche nei più giovani. Quindi, in particolare gli atleti risultati positivi, prima di riprendere l’attività sportiva vengono valutati con ecocardiogramma e test da sforzo.
Tra le patologie cardiache frequenti ha parlato di aritmie. Cosa sono e come curarle?
Si parla di aritmia cardiaca quando il cuore batte in modo irregolare, troppo lentamente o troppo velocemente. Una delle più frequenti aritmie è la Fibrillazione atriale, che comporta una frequenza elevata dei battiti cardiaci che sono anche del tutto irregolari. Se non riconosciuta tempestivamente può portare allo scompenso cardiaco: condizione in cui il cuore non riesce a pompare quantità di sangue adeguate alle necessità dell’organismo, determinando l’accumulo di liquidi a livello degli arti inferiori, dei polmoni e in altri tessuti.
Invece, parlando di “infarto”: cos’è e perché può capitare?
L’infarto è la morte di una parte del muscolo cardiaco (miocardio), dovuta a un’ischemia prolungata, cioè al mancato apporto di sangue in un determinato territorio per un certo periodo di tempo. La maggior parte degli infarti si verifica a causa della formazione di un coagulo di sangue denominato trombo (massa solida formata da fibrina, piastrine, globuli rossi e globuli bianchi), che va a ostruire una o più arterie coronarie (le arterie che irrorano il muscolo cardiaco), interrompendo il flusso di sangue e, quindi, l’apporto di ossigeno e sostanze nutritive da esso veicolato. Le condizioni che favoriscono tale patologia sono i fattori di rischio sopra elencati.
Il nostro è un ambulatorio medico. Quindi, in particolare, come cardiologo ambulatoriale, di quali esami strumentali si avvale e a cosa servono?
Premetto che la visita cardiologica inizia con una accurata anamnesi ed esame obiettivo. Le basi su cui procedere sono la misurazione della pressione arteriosa (PA) e l’esecuzione di un Elettrocardiogramma (ECG, ovvero la registrazione dell’attività elettrica del cuore).
Tra gli esami, è necessario nominare l’ecocardiogramma che attraverso ultrasuoni emessi da una sonda appoggiata sul torace del paziente, permette di visualizzare il cuore e di valutare la sua funzione, il momento delle sue pareti, la morfologia delle valvole cardiache e dei flussi ematici attraverso di esse. E, infine, il test da sforzo attraverso il quale si valuta la capacità del sistema cardiovascolare sotto sforzo. In genere, si effettua con cyclette con carichi crescenti sotto controllo ECG e PA. In particolare, il test da sforzo è utilizzato per evidenziare una ischemia (deficit di ossigenazione) che si manifesta con sintomi quali il dolore toracico e alterazioni visibili con il risultato dell’ECG.